Un muro di incomprensioni tra counselor e psicologi
Il counseling è un accompagnamento che può essere svolto anche da chi non è psicologo
Il counseling è un accompagnamento che può essere svolto anche da chi non è psicologo
Attorno al counseling esiste una questione irrisolta su chi può praticarlo: oggi il counseling è conteso tra counselor e psicologi.
Gli psicologi ritengono il counseling un atto tipico ed esclusivo della loro professione
Lo psicologo è preparato per svolgere una professione sanitaria volta alla “salute mentale” in tutte le sue forme, dalla prevenzione primaria alla terapia, con esclusione della psico-farmacologia che spetta allo psichiatra.
Eppure oggi deve sgomitare nelle pieghe di un contesto socio-sanitario che colpevolmente sottovaluta la sua professionalità e non istituisce servizi di base seri volti alla prevenzione primaria.
Per giungere a fare lo psicologo occorre studiare 5 anni e prendere una laurea magistrale in psicologia. Poi 750 ore di tirocinio supervisionato e una Prova Pratica Valutativa (ex Esame di Stato) sul tirocinio svolto valutata in centesimi da un’apposita commissione universitaria per raggiungere l’agognata abilitazione professionale: occorrono quasi 7 anni dall’inizio degli studi universitari. Nel 2021 è stata riconosciuto il percorso di laurea professionalizzante anche per gli psicologi, ovvero chi si iscriverà a partire dal 2022 ad una facoltà universitaria di Psicologia ingloberà nei 5 anni successivi anche il tirocinio e giungerà alla laurea magistrale senza dover più sostenere l’esame di stato.
Lo psicologo è orientato alla patologia e alla salute, il counselor all’obiettivo e al benessere
Ma dopo tutti questi anni, densi di teorie ma davvero troppo carenti di pratica clinica, lo psicologo non possiede reali competenza nel colloquio psicoterapeutico, si limita quindi al colloquio diagnostico e alla psico educazione, quindi a molti non rimane che iscriversi a costosissime scuole di psicoterapia che durano altri 4 anni.
Finalmente dopo 10-11 anni lo psicologo, che ormai ha studiato quanto uno psichiatra, è psicoterapeuta, quindi è prontissimo anche per fare counseling…
In teoria si, in pratica no…
Infatti è stato formato per fare lo psicoterapeuta non il counselor, è un super-psicologo, possiede una forma mentis orientata alla psicopatologia, dalla diagnosi alla terapia, mentre il counseling presuppone una forma mentis opposta.
Per il counselor la persona/cliente è fondamentalmente sana e capace, ha semplicemente bisogno di essere affiancata per brevi tratti di vita per raggiungere obiettivi già alla sua portata, non ha necessita di una ristrutturazione di personalità.
Qualora il counselor incontrasse una persona con risorse personali insufficienti per svolgere un percorso di counseling è chiamato a proporre alla persona un percorso diverso, cioè ad inviarlo ad altro professionista della salute mentale (psichiatra o psicoterapeuta). Noi lo facciamo regolarmente quando è necessario, si tratta di un processo valutativo indiretto, che non termina mai con una diagnosi (atto tipico dello psicologo/psichiatra) ma che poggia sulla constatazione che la persona non riesce a procedere come previsto.
Quindi ha poco senso un counseling conteso tra counselor e psicologi, sarebbe più utile una sana alleanza…
Per fare del buon counseling occorre possedere una mentalità orientata al benessere e alla valorizzazione delle risorse presenti anziché alla patologia e alla personalità da ristrutturare.
Per questo non stupisce incontrare anche qualche psicologo che frequenta dei corsi di counseling.
I percorsi di formazione dei counselor italiani seguono programmi e numero di ore identici alle altre scuole europee, dove tale figura professionale collabora con gli psicologi ed è vista come risorsa anche dalle istituzioni pubbliche.
Durante la formazione di un counselor vengono alternate lezioni teoriche, spesso tenute da psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, che offrono elementi base di psicologia, antropologia, sociologia, etica e filosofia, unite a moltissime lezioni pratiche, dove si sperimentano, attraverso simulazioni pratiche in aula (role playing) differenti tecniche di colloquio. Occorrono minimo 950 ore di studio.
Inoltre prima del diploma si è obbligati a svolgere minimo 250 ore di tirocinio, comprendenti almeno 50 colloqui di counseling in ambiti differenti da trascrivere integralmente e poi sottoporre a supervisione. Durante la supervisione vengono messe in evidenza eventuali carenze e fragilità del counselor, che viene portato a compiere un ampio lavoro di conoscenza di Sè (accedendo eventualmente anche ad un percorso di psicoterapia) prima di iniziare la professione.
Infine c’è la stesura di una tesi su un tema che dev’essere attinente e deve incorporare anche stralci dei colloqui supervisionati effettuati in precedenza.
Le tesi dei counselor di Ascolti di Vita hanno avuto i seguenti argomenti:
Un aspetto fondamentale di ogni percorso serio di counseling è la pratica nel colloquio unita al confronto costante con il supervisore: solo così si impara davvero a conoscere meglio Sè stessi e a gestire le difficoltà e sfumature che emergono successivamente nei colloqui professionali.
Il counselor si è formato attraverso percorsi professionalizzanti che durano 3-4 anni a seconda delle scuole, svolgendo almeno 50 colloqui supervisionati.
Il counselor effettua una formazione teorico-pratica professionalizzante rivolta a persone con risorse sufficienti
Ma soprattutto nel futuro counselor viene inculcata una precisa forma mentis: la persona da aiutare dev’essere in grado di aiutarsi, cioè deve possedere le risorse necessarie per svolgere il lavoro utile a raggiungere l’obiettivo scelto.
Un obiettivo che parte dal qui e ora e si proietta nel futuro, attraverso un processo che si può definire “psico costruttivo”.
Se la persona accompagnata continua ad arenarsi e a concentrarsi prevalentemente sul passato, il counselor, come già ricordato, senza permettersi di compiere alcun processo diagnostico che non gli compete, costatata l’impossibilità di procedere con il percorso e propone al cliente di rivolgersi ad altro professionista effettuando un invio, solitamente ad uno psicoterapeuta o ad uno psichiatra.
Il counselor è un consulente relazionale orientato al benessere, lo psicologo e lo psichiatra sono professionisti della salute mentale volti alla diagnosi e alla terapia psicologica e psico-farmacologica.
Le differenze di competenza e di ambito di intervento sono palesi, e un counseling conteso tra counselor e psicologi ha davvero poco senso.
Eppure l’Ordine degli psicologi si oppone da tempo ad ogni tentativo di regolamentazione della professione di counselor da parte dello Stato italiano, gli psicologi non desiderano che il counseling venga inserito in percorsi istituzionalizzati come avviene in altre nazioni.
Non potendo fare in altro modo, oggi per i counselor italiani vigono autoregolamentazione e controllo volontari, operati da associazioni che garantiscono che i loro associati seguano programmi allineati con quelli delle altre scuole europee e svolgano aggiornamenti costanti obbligatori.
Le associazioni di counseling (due tra le più importanti sono Assocounseling e CNCP) cercano di battersi nelle sedi opportune per ottenere il riconoscimento legale dei percorsi formativi da parte dello Stato.
Oggi la professione di counselor è riconosciuta ma non regolamentata, rientra tra quelle previste dalla legge 13/01/2013 n°4
Il 30/10/2019 la Camera dei deputati ha approvato una riforma a favore delle libere professioni collegando al counseling anche specifici codici ATECO volti alla corretta emissione delle parcelle.
Il 16/06/2020 si è tenuta a Roma l’ultima riunione di UNI per tentare di normare la figura professionale del counselor (tavolo tecnico UNI/CT006/GL07), prima sostenuta anche dagli psicologi presenti al tavolo e poi osteggiata dal loro ordine, che addirittura ha erogato provvedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi colpevoli di aver sostenuto un dialogo istituzionale volto alla normazione della figura del counselor.
Ma di fatto in Italia il counselor, pur essendo legittimato a definirsi tale e a guadagnare attraverso la propria attività, vive la doppia frustrazione di vedersi discriminato sia da parte delle istituzioni che dagli psicologi che, come già spiegato, sono altro da loro. Si sprecano unicamente opportunità e risorse.
Il Counseling Essenziale aiuta a ritrovare sé stessi
I counselor professionisti di Ascolti di Vita hanno creato il “Counseling Essenziale®”, un approccio differente rispetto al counseling psicologico, che non si limita al raggiungimento di obiettivi utili ma aiuta a ritrovare sé stessi.
Nel Counseling Essenziale:
Nel counseling essenziale il vero obiettivo è il Ben-Essere della persona, conseguente alla scelta di obiettivi di vita congruenti con il sistema valoriale.
Scopri di più sull’approccio del nostro Counseling Essenziale® e approfitta del primo colloquio gratuito
È psicologo, counselor professionista e mediatore familiare. Fa parte del direttivo dell’Associazione di Psicologia Cattolica e ha co-fondato l’associazione non profit Famiglia della Luce con Camilla.
Per molti anni è stato giornalista e formatore nel settore eno-agro-alimentare, ha collaborato con numerose testate e diretto un quotidiano online. Ha inoltre scritto libri di enogastronomia, antropologia culturale e psicologia.
Oggi si dedica alla relazione d’aiuto con l’accompagnamento di singoli e coppie unito alla formazione relazionale dei gruppi nelle imprese profit e non profit.
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