GIUSEPPE FABIANO: LO PSICOTERAPEUTA DI MONTALBANO
Gli scritti di Andrea Camilleri letti con l’occhio dello psicologo
Gli scritti di Andrea Camilleri letti con l’occhio dello psicologo
Il Commissario Montalbano sul terrazzo della Trattoria da Enzo
Andrea Camilleri è morto il 17 Luglio 2019 ma, unitamente a molti dei suoi personaggi, continua a vivere nel ricordo dei suoi lettori sparsi in ogni angolo del mondo. In particolare il commissario Montalbano, grazie alla magistrale interpretazione televisiva di Luca Zingaretti, è diventato per molti una figura famigliare.
Tanti di noi si sono identificati con il commissario di Vigata, durante il dipanarsi delle sue storie abbiamo trovato in lui un uomo in grado di restituirci, come uno specchio, alcuni dei nostri “luoghi irrisolti”. Montalbano, unitamente ai personaggi che gli ruotano attorno, è uno spaccato di vizi e virtù di ognuno di noi, con situazioni che finiscono per rasentare il paradosso fino a giungere alla franca follia. E chi tra noi non ha vissuto qualche momento di “ordinaria psicopatologia”?
Tempo fa facevo una battuta a mia moglie: “Montalbano è un po’ matto… dovrebbe parlare con uno psicologo!” Non potevo sapere che la vita mi avrebbe fatto incontrare Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta di lungo corso, professore universitario e autore del libro “Nel segno di Andrea Camilleri Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia” (Franco Angeli, 2017).
La grande intuizione di Fabiano è stata quella di saper ricavare da alcuni libri di Camilleri gli elementi di ordinaria psicopatologia che trasudavano dai personaggi, concentrandosi non solo sulla saga di Montalbano, anche se il commissario resta inarrivabile per la ricchezza di spunti, di salti narrativi, per le contaminazioni gergali e le nevrosi che a volte sfumano nella psicosi, per la sua “quotidiana dose di follia”.
Nel Segno di Andrea Camilleri, il libro di Giuseppe Fabiano
Il libro di “Nel segno di Andrea Camilleri” è inaspettatamente diventato un testo universitario ed ha ispirato molti futuri psicologi. È diviso in tre parti: la prima dedicata al profondo legame tra la narrazione, lo studio psicologico e la metodologia clinica, la seconda all’analisi della serie del commissario Montalbano, la terza ad alcuni romanzi storici.
Per scrivere il suo libro Giuseppe Fabiano ha dovuto prima diventare lui stesso un fan della narrazione camilleriana, da lettore ha imparato a calarsi nei meandri delle storie, gustarsi tra una pagina e l’altra la mitica caponatina della fedele domestica Adelina, lo “sciauro” dei piatti di pesce della trattoria da Enzo da assaporare in religioso silenzio senza che nessuno “scassi la minchia”, rubare un cannolo dal vassoio del dottor Pasquano, il burbero e goloso medico legale.
Fabiano ha dovuto anche dribblare le nevrosi di Livia, l’eterna fidanzata del commissario capace di alternare momenti di grande dolcezza a guizzi di collera improvvisa, con fughe precipitose e telefonate interrotte. Ha dovuto entrare in profonda empatia con Montalbano, ha rispettato i suoi tempi prima di metterlo a nudo, gli ha permesso di rilassarsi e di svelarsi poco alla volta.
In ogni pratica clinica il colloquio è lo strumento fondamentale in chiave diagnostica, e anche in questo caso Giuseppe Fabiano ha dovuto entrare in colloquio con i personaggi che via via emergevano dalla fantasia di Camilleri. Così facendo ha imparato a conoscere anche lo scrittore e a rispettarne l’umanità e le sfaccettature del carattere. Entrare in colloquio con i personaggi dei libri gli ha permesso di raccogliere le indispensabili informazioni anamnestiche, osservare la struttura di personalità, esplorare la loro mappa personale. Questo processo è avvenuto attraverso la comunicazione narrativa tra i “pazienti” e lo psicologo, in un processo descrittivo circolare, una sorta di “osservazione partecipante” basata sull’empatia, sull’analisi dei sintomi e dei segni clinicamente rilevanti, tenendo presenti gli elementi che facevano da sfondo cognitivo-emotivo sia dietro che dentro i personaggi.
Durante questa immersione nei protagonisti dei romanzi Giuseppe Fabiano è stato chiamato anche a confrontarsi con sé stesso, con le proprie reazioni cognitive ed emotive di fronte alle sollecitazioni delle storie di vita che stava leggendo, ha dovuto fare i conti con la propria mappa personale. Ha dovuto usare lo sguardo del clinico durante la lettura, per far emergere le contraddizioni dei personaggi, farli uscire dalle pagine per farli sedere idealmente nel suo studio, instaurare con loro l’alleanza e la fiducia indispensabili per andare in profondità. E così facendo si è “messo nei panni” dei protagonisti, in un processo di fusione senza confusione. Se qualche volta i personaggi sono usciti dal libro, altre volte è Fabiano che è entrato tra le pagine con loro…
Giuseppe Fabiano e Andrea Camilleri
Il risultato più sorprendente il libro l’ha prodotto prima ancora di uscire, perché ha procurato all’autore l’amicizia e il rispetto di Andrea Camilleri, che Fabiano ha frequentato insieme alla famiglia. Racconta che «l’estate di qualche anno fa, nella sua casa (di Camilleri) sull’Amiata, alla notizia che avevo messo su un gruppo Facebook per promuovere la sua candidatura al premio Nobel, ha sorriso e, con dolcezza e voce bassa, ha detto: “Sarebbe un problema. Sono sicuro che mia moglie mi direbbe: Andrea ma dove devi andare? A Stoccolma? Ma lo sai che lì fa freddo? E se ti viene la febbre?”. Una battuta semplice, essenziale come una fotografia, ironica come un fumetto, espressa da un sorriso che emerge dall’immancabile spira di fumo… “di una Multifilterrrr RRRRROSSSA».
Non stupisce quindi che a Pontremoli, nell’ambito del prestigioso Premio Bancarella, Giuseppe Fabiano venga costantemente chiamato a tracciare un personale ricordo dell’amico Camilleri a tre anni dalla sua scomparsa, a dar voce alla profondità dei ricordi che, partendo dalla narrazione, sono sfociati nell’auto-narrazione. Una punteggiatura autobiografica che ha intrecciato i copioni di vita di Fabiano con quelli di Camilleri, che ha abbracciato le rispettive mappe personali dense di esperienze, confidenze ed emozioni, degne di essere narrate e ri-cordate, dove conoscersi per ri-conoscersi…
È psicologo, counselor professionista e mediatore familiare. Fa parte del direttivo dell’Associazione di Psicologia Cattolica e ha co-fondato l’associazione non profit Famiglia della Luce con Camilla.
Per molti anni è stato giornalista e formatore nel settore eno-agro-alimentare, ha collaborato con numerose testate e diretto un quotidiano online. Ha inoltre scritto libri di enogastronomia, antropologia culturale e psicologia.
Oggi si dedica alla relazione d’aiuto con l’accompagnamento di singoli e coppie unito alla formazione relazionale dei gruppi nelle imprese profit e non profit.
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Un ricordo commovente e delicato di Camilleri attraverso lo guardo di questo psicologo. Non conoscevo questo libro, l’ho acquistato. Grazie per avermeli fatto conoscere.
Grazie Gaetano per il commento, quando la psicologia incrocia la narrativa emergono le potenzialità di entrambe…
Amo Montalbano e i racconti di Camilleri, sono psicologa clinica e stavo cercando info per una ricerca. Mi sono imbattuta casualmente in questo post e mi si sono resa conto che qualcuno aveva già sviluppato una mia vecchia idea: la psicodiagnosi dei personaggi di Camilleri. Davvero interessante l’opera del dott. Fabiano, complimenti, l’ho già ordinata…
Grazie Letizia per il tuo feedback, effettivamente un libro decisamente interessante e curioso…