Il percorso di counseling in 10 tappe
Il counseling è un percorso logico sostenuto da tappe da percorrere e superare
Il counseling è un percorso logico sostenuto da tappe da percorrere e superare
Il percorso di counseling in 10 tappe rappresenta lo standard internazionale. Infatti, nonostante le ampie diversità dei vari modelli teorici, la maggior parte degli autori ritiene che nel counselling vi siano alcune fasi o tappe progressive comuni.
Tra questi autori c’è Gerard Egan, allievo di Carl Rogers, che nel 1990 ha postulato un modello di counseling che da una parte segue un approccio “problem solving” rispetto alle necessità del cliente, dall’altra sistematizza le necessarie abilità del counselor.
A proposito… si può scrivere sia counseling/counselor che counselling/counsellor: le due modalità sono equivalenti.
I counselors di Ascolti di Vita Elisabetta Fezzi e Fabrizio Penna durante i loro percorsi di “Counselling Essenziale“, utilizzano il “modello Egan“, basato su 3 stadi, ognuno dei quali costituito da 3 tappe per un totale di 9 tappe, alle quali se ne aggiunge una 10ª che prevede l’implementazione di quanto realizzato nei punti precedenti.
Ogni tappa è progressiva, cioè occorre aver completato quella precedente prima di passare alla successiva.
Il percorso di counseling in 10 tappe
Il processo del counselling è costituito da fasi progressive
Le 10 tappe sono:
Solitamente alle prime tappe occorre dedicare più incontri, mentre le tappe successive si risolvono più velocemente ed è possibile affrontarne più di una durante un incontro.
I colloqui di counseling durano circa 45-50 minuti con una persona singola, oppure 70-75 minuti se sono di coppia: l’intero percorso solitamente si svolge in 10-12 incontri con cadenza settimanale o quindicinale e consente di lavorare su un solo obiettivo ben definito.
Nulla vieta al raggiungimento dell’obiettivo di iniziare un nuovo percorso lavorando su un obiettivo differente. Ma nel “Counseling Essenziale” da noi ideato si accordano gli obiettivi con i valori, si fanno emergere i bisogni profondi, si guarda al benessere stabile e si ridefiniscono gli obiettivi di vita.
Qualche informazione in più sulle tappe del counseling
Durante le prime fasi è importante un ascolto attivo prolungato
Vediamo ora meglio cosa ci si aspetta avvenga in un percorso di counseling in 10 tappe. Come già ricordato di solito i primi 4-5 incontri sono dedicati alla prima e seconda tappa, quelle fondamentali per far emergere il problema nella sua completezza e definire l’obiettivo di lavoro, invece negli incontri successivi si esaminano le altre tappe valutando gli scenari possibili, definendo le strategie utili e operando per raggiungere l’obiettivo scelto.
Nella prima tappa si accoglie il cliente, si esplicitano le regole e si esercita un ascolto attivo per comprendere qual’è il problema. Durante l’ascolto si permette alla persona di raccontare liberamente cosa sta vivendo, aiutandolo a focalizzare problematiche relative al qui e ora sulle quale intende essere aiutato. Il counselor si adatta alla modalità narrativa del cliente e lo interrompe il meno possibile, rispetta le sue resistenze e osserva anche non verbale e para-verbale.
Nella seconda tappa mediante la confrontazione si aiuta il cliente a comprendere cosa sta accadendo realmente rispetto al problema rappresentato, mettendo in luce situazioni di evitamento, di differimento o incongruenze, facilitando in questo modo un obiettivo esame di realtà. Questo passaggio, che viene affrontato con particolare delicatezza, è essenziale per promuovono il cambiamento.
Nella terza tappa si chiariscono, focalizzano e priorizzano i problemi emersi, per giungere a scegliere assieme quello più importante dal quale iniziare. Contemporaneamente si valutano le risorse del cliente e se ci si accorge che non sono sufficienti per procedere si propone o un cambio di obiettivo oppure si suggerisce l’invio ad altro professionista.
Nella quarta tappa occorre stimolare il cliente ad immaginare scenari per risolvere il problema. Si tratta di un momento creativo dove si aiuta la persona, attraverso il brainstorming e domande orientate al futuro, ad immaginare un futuro migliore, a sognare possibili opzioni di miglioramento. In questa fase vengono fatti emergere anche i valori e i talenti.
Nella quinta tappa si esaminano gli scenari emersi e si valutano quali sono fattibili anche in base alle risorse della persona e ai sui valori. Dopo questo processo di selezione, che richiede un buon esame di realtà sia da parte del cliente che del counselor, si sceglie lo scenario più adatto e lo si trasforma in un obiettivo realistico, praticabile, prudente, sostenibile e verificabile da raggiungere.
Nella sesta tappa si aiuta la persona ad appropriarsi del proprio obiettivo, facendo in modo che se lo senta calato addosso, distinguendo velleità da realtà. Occorre verificare la reale motivazione legata all’obiettivo, mettendo la persona davanti a sé stessa e facendola ragionare se vale la pena spendere energie e vincere le inevitabili resistenze insite nel cambiamento.
Nella settima tappa occorre stimolare ad immaginare un certo numero di azioni congruenti al raggiungimento dell’obiettivo, senza analizzarle specificamente. Ancora una volta si rivela utile la tecnica del brainstorming e la stimolazione creativa attraverso domande mirate.
Il counselliung è una costruzione progressiva…
Nell’ottava tappa si aiuta a scegliere la strategia d’azione più adatta e con la miglior possibilità di riuscita, partendo da quelle evidenziate in precedenza, facendo riflettere sui pro e i contro di ogni azione e sulle risorse a disposizione, sulle possibili alleanze, sui possibili ostacoli e sulla congruenza delle azioni con i talenti e con il sistema valoriale.
Nella nona tappa si aiuta a predisporre un piano d’azione che permetta di raggiungere l’obiettivo attraverso la definizione di una sequenza di sotto-azioni consequenziali. Vale la pena sviluppare un buon piano commisurato ai talenti e alle forze della persona, con il maggior numero possibile di sotto-obiettivi e con scadenze ben definite.
In questo frangente il counselor può aiutare la persona a mettere in atto tattiche specifiche per superare limiti contestuali o per evitare azioni avventate o imprudenti. Ha anche un ruolo di motivare di fronte a difficoltà e scoraggiamenti.
Il momento del congedo
La fine della relazione di counseling, dove si sono vissuti momenti di grande intensità psico-emotiva, può essere un momento faticoso sia per il cliente che per il counselor. Emergeranno sentimenti differenti a seconda dell’esito del percorso e della profondità della relazione.
La conclusione può avvenire in modo naturale perché la persona è riuscita ad attivare le proprie risorse ed ha risolto il problema, altre volte la conclusione è più difficoltosa e avviene prima della fine del percorso perché il cliente si trova in un vicolo cieco e scopre di non possedere risorse sufficienti per focalizzare un obiettivo o per raggiungere quello scelto.
Anche in caso di apparente insuccesso il counselor fa di tutto per accompagnare la persona verso la fine della relazione d’aiuto senza farla sentire abbandonata e senza spegnere la speranza, può fornire con tatto anche indicazioni verso altri professionisti a cui rivolgersi.
Il nostro percorso di “Counseling Essenziale” offre grandi opportunità e propone sfide vitali, ma è uno dei modi migliori per prendersi cura di sé, per imparare modalità utili per vivere una vita migliore, per ridefinire i propri obiettivi accordandoli con i valori.
E migliorando la propria vita si migliora anche quella degli altri. Un obiettivo partito come personale si è trasformato in un obiettivo sociale.
Vale la pena di pensarci e di provarci…
Elisabetta Fezzi è giornalista e scrittrice creativa. È consulente relazionale esistenziale, counselor professionista ed esperta di scrittura autobiografica. È contitolare di Ascolti di Vita, co-fondatrice e presidente dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla
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