Resilienza e counseling: un abbraccio virtuoso

In questo articolo verrà chiarito che il Counseling Essenziale® e la resilienza sono correlati positivamente. Comprenderemo che i nostri percorsi di Counseling Essenziale rappresentano un importante fattore protettivo in grado di promuovere non tanto la resistenza bensì la resilienza.
La resilienza è un concetto relativamente recente nell’ambito della psicologia, e costituisce un’importante area di ricerca e di approfondimento di grande attualità: pensiamo alle fatiche psico-emotive provocate dall’emergenza covid-19 che stanno obbligando molte persone a reinventarsi per trovare una “nuova normalità”.
Ma prima comprendiamo cosa significa “resilienza”.
Adattarsi positivamente alle difficoltà
La resilienza è un prodotto dello sviluppo evolutivo della persona (Bonanno, 2004) che, pur avendo vissuto esperienze avverse, riesce a mantenere un funzionamento psicologico sano e stabile nel corso del tempo, riuscendo a vivere emozioni e condurre esperienze positive.
Il concetto di resilenza ha cominciato ad entrare nella psichiatria e psicologia contemporanee nella seconda metà del ‘900 grazie a Donald A. Bloch, che ha studiato gli effetti sui bambini del tornado di Vicksburg del 1953 in Mississippi.
Ad esso si è aggiunto Norman Garmezy, che ha studiato le esperienze di vita resilienti in pazienti con disordine psichiatrico e Michael Rutter, che ha studiato l’adattamento dei pazienti schizofrenici. Senza dimenticare gli studi di Ann S. Masten, che ha indagato su come le competenze personali dei ragazzi incidevano sulla loro resilienza da adulti.
La resilienza personale è la capacità di un individuo di far fronte allo stress e alle avversità uscendone rinforzato.
La resilienza sociale è la capacità delle comunità di affrontare e reagire positivamente a shock e stress esterni.
Vulnerabili ma invincibili

La resilienza consente di saltare oltre gli ostacoli della vita
Ma lo studio che più ha fatto scalpore è stato quello compiuto tra gli anni 60 e 70 del ‘900 da Emmy Werner e Ruth Smith, due studiose di psicologia clinica e dello sviluppo, che hanno iniziato nel 1955 un esperimento sull’infanzia destinato a durare oltre un trentennio.
Hanno seguito la vita e la crescita di tutti i bambini nati nel 1955 sull’isola di Kauai (Hawaii), in particolare quelli sottoposti a stress familiari. Molti di quei bambini già all’età di dieci anni avevano gravi difficoltà relazionali ma, con grande sorpresa dei ricercatori, un terzo di loro non solo non hanno avuto uno sviluppo problematico ma sono diventati persone con notevoli capacità personali.
Werner e Smith (1982) hanno definito i bambini che ce l’hanno fatta “vulnerabili ma invincibili”.
Questa ricerca è riuscita in qualche modo a capovolgere la comune convinzione che i fattori di rischio abbiano sempre un effetto negativo sulla vita dei bambini e sul loro sviluppo.
Da fattore personale a sociale
Evoluzioni significative sono avvenute quando si è iniziato a valutare congiuntamente i fattori personali, familiari e sociali.
Quindi non solo predisposizioni genetiche che possono influire sul temperamento, sull’intelligenza o sulla personalità, ma anche abilità sociali che aumentano l’autostima che si intrecciano con una serie di fattori ambientali come i legami familiari, le aspettative, l’apprendimento, la tipologia e quantità degli eventi ambientali stressanti.
Non si è sempre resilienti o positivi

Anche se non si è sempre resilienti o positivi c’è sempre una crepa dove sboccia un fiore
La resilienza non è un obbligo. In altre parole, la resilienza non può essere concepita come una condizione statica o come un tratto permanente: si può essere resilienti di fronte ad un evento e non ad un altro, oppure in alcuni momenti ma non in altri.
Essere resilienti non vuol dire essere sempre positivi, bensì vivere errori, sbagli, imprevisti, debolezze e problemi da risolvere con un atteggiamento generativo ed energetico, con la consapevolezza che da un’esperienza negativa si può ottenere un risultato orientato alla crescita.
Essere in grado di autoripararsi
La resilienza determina la capacità di “autoripararsi” dopo un danno e di riuscire a ri-organizzare positivamente la propria vita nonostante le situazioni difficili che potrebbero far pensare a risultati negativi.
Le difficoltà vengono intese come opportunità e come sfide in grado di mobilitare tutte le proprie risorse interne ed esterne per raggiungere un equilibrio più funzionale. Ma a volte può essere utile un aiuto: il Counseling Essenziale e la resilienza hanno molte cose in comune.
Counseling Essenziale: facilitatore di resilienza

Piegarsi e non spezzarsi: difficoltà come opportunità!
Abbiamo visto che la resilienza è un cambio di prospettiva che poggia su una dimensione personale, familiare e sociale e che viene facilitata da fattori protettivi.
Esaminiamo ora perchè il Counseling Essenziale e la resilienza sono correlati positivamente.
Uno dei maggiori elementi protettivi è la presenza di un “facilitatore di resilienza”, un soggetto competente che offre sostegno alla persona aiutandola a dare un senso narrativo alla propria esperienza, a ricostruire ciò che è accaduto, ad identificare le strategie di risposta più efficaci ed infine ad aiutare la messa in atto.
Il nostro Counseling Essenziale® si pone come un facilitatore di resilienza, perchè oltre che dare spazio alla narrazione offre l’opportunità alla persona sofferente di identificare e utilizzare i propri valori etico/religiosi in chiave resiliente rispetto alla situazione di fatica vissuta, permettendole di concentrarsi su obiettivi sani e benefici.
Tale scelta rappresenta un potente motore motivazionale verso un cambiamento stabile e duraturo, unito alla piacevole percezione di benessere legata al fatto di sentirsi in armonia con il proprio sentire profondo. Aiuta a viversi positivamente.
Attraverso il nostro Counseling Essenziale® aumenta la resilienza in parallelo con l’aumento dell’autostima e dell’autoefficacia.













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