Resilienza non è resistenza: fattori protettivi con il counseling

Resilienza e resistenza sono cose diverse, per molti aspetti opposte. Il counseling è in grado di promuovere sia resilienza che resistenza.


La resilienza

La resistenza è frutto di uno sforzo collegato alla volontà che obbliga a fare oppure non fare una determinata cosa, il messaggio è devo, e se non riesco ho fallito. La resistenza è basata su una struttura di personalità tendente al controllo eccessivo, è autocentrata e produce schiavitù.


La resilienza

La resilienza è frutto di uno stato mentale facilitante collegato alle risorse personali e sociali che consente di fare o non fare una determinata cosa, il messaggio è posso, e se non riesco non ho necessariamente fallito. La resilienza è basata su una struttura di personalità che evita il controllo eccessivo, è eterocentrata e produce libertà.


Non sempre si è resilienti

La resilienza si riferisce a un adattamento creativo e personalizzato nella vita quotidiana, ma non è detto che un individuo sia resiliente ogni giorno e in ogni momento della giornata.

Alcune variabili possono costituire un fattore di rischio in una data circostanza, e divenire protettive in un’altra (il divorzio, ad esempio, può costituire un fattore di rischio per alcuni bambini, non per altri, che sono esposti ad elevati livelli di conflittualità o addirittura maltrattamento o abuso e per i quali la separazione dei/dai genitori può aiutare a ricostruire un ambiente più adeguato).

È possibile, quindi, che fattori protettivi e fattori di rischio tendano ad accumularsi e ad essere pervasivi, ossia ad aumentare la probabilità di successo/insuccesso di un soggetto: ogni successo predispone ad un altro successo e ogni fallimento aumenta le probabilità di andare incontro ad ulteriori fallimenti, perché sono in grado di incidere sulla percezione di autoefficacia e quindi sull’autostima.

Ne consegue che nessun fattore da solo appare realmente predittivo del successo o del fallimento, mentre le interazioni tra il soggetto e l’ambiente di riferimento possono determinare effetti significativi che portano ad innescare la resilienza. (Luthar, 2000)

la resilienza femminile può essere aumentata con il counseling individuale

Le donne sono più resilienti degli uomini


Le femmine sono più resilienti

Anche per quanto riguarda gli studi relativi all’impatto del genere sulla resilienza, i risultati non sono univoci, variando in rapporto all’età in cui è avvenuto l’evento stressante e alla sua tipologia.

Uno studio retrospettivo su adulti che hanno sperimentato abusi in età evolutiva conclude che le femmine mostrano di essere resilienti almeno due volte più dei maschi (Dumont, Widom, Czaja, 2007) dato confermato da un’altra ricerca su una popolazione simile.

Indagini precedenti avevano invece dimostrato un’influenza del genere solo in determinati periodi dello sviluppo (ad esempio, i bambini maschi sembrano più vulnerabili ad alcuni eventi stressanti, come il divorzio, durante l’infanzia, mentre lo sarebbero meno delle femmine durante l’adolescenza).


Resilienza: fattori di rischio e di protezione

Abbiamo visto che resilienza e resistenza sono cose diverse. La resilienza risulta essere un concetto “interattivo-dinamico”, dove si intrecciano fattori che si combinano nella storia di una persona (Costantino e Camuffo, 2009). I fattori di rischio e di protezione che concorrono allo sviluppo del processo di resilienza sono:

  • individuali
  • famigliari
  • sociali

I fattori di rischio:

  1. a livello individuale disabilità fisica/mentale, deficit cognitivi/fisici, qualità negativa dell’attaccamento rispetto alle figure genitoriali, uso di sostanze psicoattive, isolamento sociale, insuccesso scolastico;
  2. a livello famigliare disturbi psichiatrici o fisici in famiglia, decesso di almeno uno dei genitori, separazione prolungata dal caregiver, litigi ricorrenti in famiglia, violenze famigliari, alcolismo, tossicodipendenza;
  3. a livello sociale condizioni di povertà, disoccupazione, migrazione, isolamento relazionale.

I fattori di protezione:

  1. a livello individuale intelligenza, competenza comunicativa, empatia, autostima, senso di efficacia, un internal locus of control, umorismo, problem solving e la spiritualità;
  2. a livello famigliare buona struttura educativa, clima famigliare affettuoso e accogliente, interazione positiva, valori e credo condivisi, attaccamento sicuro genitore- figlio;
  3. a livello sociale ricco gruppo sociale di pari, presenza di un adulto significativo al di fuori della famiglia con il quale stabilire una relazione duratura e di sostegno affettivo, supporto ai genitori rispetto all’educazione dei figli da parte della rete dei servizi, comunità collaborante, partecipazione a una struttura sociale positiva, ambiente scolastico attento.

La resilienza è un processo, quindi non è solo una caratteristica innata per pochi e fortunati, ma è anche una costruzione di atteggiamento che può essere sviluppata seguendo mirati percorsi di crescita personale che prevedono di acquisire maggior consapevolezza di sé.

In quest’ottica il counseling multi-approccio (umanistico, sistemico ed esistenziale) praticato dai counselor di Ascolti di Vita rappresenta uno dei percorsi più utili per aumentare la resilienza.

Il counseling sviluppa la resilienza


Resilienza: percezione di base sicura, autostima ed auto-efficacia

Altri elementi considerati significativi nello sviluppo di un funzionamento resiliente sono i sentimenti di una base sicura interna, l’autostima e il sentimento di auto-efficacia.

  • Il sentimento di una base sicura

    rimanda al senso di appartenenza alla rete sociale e relazionale: appartenere ed essere riconosciuti parte di un gruppo (famiglia, scuola, comunità, ecc.) induce una sensazione di sicurezza interna e sviluppa resilienza; in ugual modo, essere riconosciuti e amati da un genitore o da un suo sostituto accudente favorisce il senso di sicurezza interna.

  • La costruzione dell’autostima

    invece si fonda sull’esame di realtà, cioè sulla consapevolezza delle proprie competenze e sul continuo e sereno confronto tra le aspettative e le reali possibilità. Le due esperienze principali che possono favorire lo sviluppo della stima in senso positivo sono la presenza di relazioni amicali e sentimentali sicure ed armoniose e la positiva riuscita in campi considerati importanti per la persona al centro del suo interesse. Intuitivamente sembra ragionevole presumere che persone fiduciose che credono in sé stesse possano sviluppare una maggiore capacità di resilienza.

  • L’autoefficacia

    è invece più strettamente collegato con lo stile genitoriale (parenting), che può influenzare, in un bambino, lo sviluppo del controllo di sé e della capacità di perseguire e raggiungere un obiettivo. Proprio la sensazione di avere un “locus of control” interno sembra rappresentare il più consistente tratto comportamentale predittivo di resilienza a tutte le età. (Scudder, Sullivan, Copeland-Linder, 2008)

Resilienza e resistenza sono cose diverse

Relazioni familiari ed esterne per costruire resilienza


Resilienza: importanza dell’ambiente familiare ed extrafamiliare

Ribadiamo ancora una volta che resilienza e resistenza sono cose diverse. Di particolare interesse appare essere l’intreccio tra i fattori familiari che sostengono la resilienza individuale e il concetto di resilienza familiare come caratteristica unitaria. Anche le famiglie, infatti, possono attraversare stress e difficoltà ed uscirne rafforzate o crollare sotto il peso degli eventi.

Le famiglie resilienti sono caratterizzate da

  • atteggiamenti positivi nei confronti degli eventi, humor, capacità di essere flessibili partendo però da ruoli definiti ed autorevoli, stile comunicativo che non nega gli aspetti critici e le difficoltà ma li condivide nella ricerca di soluzioni comuni,
  • approccio corretto con la spiritualità (intesa come capacità di avere un sistema di valori comune che consente di dare senso agli eventi anche negativi, e non solo come religiosità)
  • attività condivise e routine comuni intese come la capacità di mantenere nel tempo spazi anche piccoli ma stabili di relazione.  (Black, Lobo, 2008).

La resilienza familiare trae il proprio nutrimento dalla rete delle relazioni in cui la famiglia è inserita e dall’ambiente esteso. Le famiglie resilienti non solo utilizzano il supporto sociale in cui vivono, ma lo restituiscono alla comunità.

Hanno la forza di ammettere di avere bisogno di aiuto e utilizzano in pieno le risorse della famiglia allargata, degli amici, dei servizi disponibili. Si tratta di una grande ricchezza di esperienze che vengono trasmesse da famiglia a famiglia e che permettono di far fronte alle avversità in modo più efficace quando queste si presentano, per averne già fatto esperienza indiretta attraverso altre famiglie.

L’ambiente sociale in cui la famiglia è inserita non supporta solo la resilienza familiare, ma fornisce a sua volta risorse protettive che sostengono la resilienza degli individui.

In particolare, la presenza di relazioni supportive con individui esterni alla famiglia di origine sembra fornire all’individuo modelli alternativi di resistenza e di superamento dello stress in tempi di avversità.

Counseling singolo o di coppia per aumentare la resilienza

Le relazioni efficaci si possono sviluppare in ambito scolastico, sportivo, lavorativo, così come nel vicinato, in parrocchia o in altri contesti. Gli ambienti scolastici positivi e di reale sostegno possono svolgere, per individui ad alto rischio, una funzione essenziale nel supportare la resilienza, in particolar modo nel momento in cui le risorse familiari sono in difficoltà.

Una scuola “positiva” significa adulti “positivi”, capaci di interessarsi dei ragazzi, di incoraggiarli e di riconoscere le loro competenze. Anche l’ambiente sociale fornito dalle parrocchie è stato a volte citato come predittivo di resilienza, sebbene la ricerca non sia unanime.

L’investimento nella religione può funzionare per proteggere contro il rischio solo a certe età, per certi gruppi razziali e in modo differenziato per sesso.

In ogni caso, a scuola, in parrocchia o nella comunità, i giovani resilienti hanno l’opportunità di partecipare ad attività di aiuto e di sostegno agli altri, che rinforzano le loro competenze e l’immagine che hanno di sé e conseguentemente la loro resilienza.

Il volontariato e le attività solidali, soprattutto se svolte a scuola e connesse ad esperienze di leadership positiva, possono migliorare il senso dell’auto-controllo e della possibilità di realizzarsi.

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Counseling Effettivo e Resilienza