Descrizione
L’elaborazione del lutto è sempre un momento delicato e toccante.
La morte di una persona cara è un “passaggio di vita” doloroso per chi rimane. A volte ci lasciano persone anziane che hanno vissuto una lunga esistenza terrena, altre volte persone giovani e sane nel pieno del loro vigore. In ogni caso la sofferenza per la perdita è grande: non esistono perdite minori, ogni persona che muore lascia un vuoto difficile da accettare.
Non banalizzare il dolore
Inutili le frasi di circostanza che giungono dall’esterno (es. devi andare avanti, devi farti coraggio…), dannosi i consigli a buon mercato di chi ci è vicino (cerca di svagarti e di non pensarci, non fare così, tanto non potevi fare niente…), pericoloso inghiottire il dolore e lo sconcerto tenendosi tutto dentro (devo essere forte, non posso mostrarmi debole, doveva andare così…).
Non “si deve” fare qualcosa, ma “si può” farlo quando ci si sente pronti. È una libera scelta!
Quando ci si sente pronti può essere utile un accompagnamento del lutto per riconfigurare l’esperienza.
Dal cordoglio all’elaborazione del Lutto

L’elaborazione del lutto è un cammino con spazi e rituali
Normalmente occorrono luoghi e riti adeguati per passare dalla fase del cordoglio, la fase del dolore acuto, a quella del lutto, che da inizio contestualmente all’elaborazione.
L’elaborazione del lutto necessita di spazi adeguati per vivere il processo sia nella sua dimensione personale, sociale e spirituale. Il rito funebre, collegato alla propria religione o credenza, rappresenta uno degli elementi culturali e psicologici più importanti, perché facilita il distacco e, normalmente, offre elementi di rassicurazione.
Paradigma del Dono nell’elaborazione del Lutto

Fare memoria di ciò che ci è stato donato e di ciò che è stato da noi donato
Il paradigma del dono si propone di considerare, a prescindere dalle credenze di fede, la vita come un dono: il dono è lo strumento con il quale leggere tutti gli eventi della vita.
Se durante l’elaborazione di un lutto si viene aiutati a concentrarsi sia sui doni ricevuti che su quelli donati nella relazione terrena con il defunto, si può attuare un percorso virtuoso che porta a comprendere che il valore del dono non si esaurisce con la morte ma prosegue nel tempo, generando nuove opportunità, trasformazioni e trasfigurazioni.
Dopo la morte i doni ricevuti e donati non sono più fruibili in forma materiale ma rimangono nel ricordo (dal latino cor, cordis = cuore), cioè attraverso la memoria del dono la persona amata viene costantemente “ri-messa nel nostro cuore”.
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