Sergio Zavoli: un giornalista che sapeva ascoltare

Sergio Zavoli counselor

Sergio Zavoli, è “tornato al Padre” il 4 Agosto 2020.

Lui, da cristiano convinto, avrebbe amato questa espressione.

Nella sua vita ha fatto molto, ha spaziato dal giornalismo alla politica, ma, forse senza rendersene conto, in molte sue interviste ha fatto anche il counselor e lo psicologo. Ha realizzato dei programmi memorabili.

sergio zavoli e il processo alla tappa

Zavoli assieme ai colleghi nel suo primo celebre programma sportivo

La sua grande capacità è stata quella di saper ascoltare più che parlare, sapeva ascoltare da grande professionista. Nel suo ascolto c’erano l’empatia, il non giudizio e la considerazione positiva.

Era in grado di padroneggiare l’ascolto attivo e di trasformare il set televisivo in un setting psicologico.

Naturalmente il suo obiettivo non era fare terapia, ma solo grandi interviste. Eppure nell’offrire ai suoi ospiti i tempi necessari per una narrazione profonda, sovente costellata da lunghi silenzi quando venivano toccati argomenti che smuovevano profondamente la sensibilità, Sergio Zavoli riusciva ad offrire alle persone che incontrava un colloquio terapeutico.

Sapeva ascoltare, e un buon ascolto è sempre psico-costruttivo.

Senza saperlo applicava durante le sue interviste le tecniche del Counseling Essenziale, e poneva domande pacate che facevano emergere bisogni esistenziali e risposte di senso.


La paura del silenzio

Sergio Zavoli nel programma La notte della Repubblica

Sergio Zavoli durante il programma “La notte della Repubblica”.

Di solito quando durante una conversazione una persona rimane in silenzio e non viene sollecitata a parlare,  si è portati ad immaginare che voglia autoescludersi oppure che qualcuno voglia deliberatamente escluderla.

Invece rispettando il silenzio degli altri e associando anche il proprio, si produce un’inclusione profonda. 

Far silenzio non è facile, il silenzio spaventa, può portare a galla la propria condizione di solitudine interiore e alimentare l’angoscia di fondo collegata alla paura dell’abbandono.

Sergio Zavoli non aveva paura dei silenzi

Stare in silenzio da soli è complicato, ma rimanere silenziosi con altri è decisamente più faticoso. Infatti molto spesso i silenzi urlano e lasciano trasparire brandelli d’anima, offrono accesso ad un’area intima e sacra della persona.

Sergio Zavoli sapeva valorizzare i silenzi e trasformarli in dialoghi dell’anima.

Anche senza parole la comunicazione avviene tramite il linguaggio non verbale, che è difficilmente controllabile perché spontaneo e autentico.

E questo sentirsi “scoperti” può può nascere l’imbarazzo, la vergogna e la paura.

Zavoli sapeva rassicurare con uno sguardo, con un gesto o con una parola sussurrata

Durante il silenzio è possibile creare un profondo “dialogo interiore”, ma  solo se si riesce ad entrare in sintonia con l’altro.

Non è facile, occorre essere preparati, possono nascere emozioni molto intense e coinvolgenti, si può creare intimità mista a compassione.

Zavoli sapeva essere intimo e compassionevole durante le sue interviste

Sergio Zavoli ha saputo accogliere storie di vita con amore rispettoso, permettendo loro di fluire secondo ritmi naturali e non forzati. Ascoltando ha saputo amare.

Da giornalista e da uomo grazie per questa grande lezione di vita.

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